Il rinvenimento delle tombe di epoca Han a Mawangdui, nella città di Changsha (capoluogo dell’attuale provincia dello Hunan, nella Cina meridionale), rappresenta una delle grandi scoperte avvenute nel XX secolo in Cina. Tra il 1972 e il 1974 gli archeologi cinesi portarono alla luce un insieme di sepolture appartenenti alla famiglia di Li Cang, Marchese di Dai e primo ministro dello Stato di Changsha. Una scoperta che ebbe inizio in maniera del tutto fortuita, in seguito ad una serie di scavi realizzati per un rifugio sotterraneo, e grazie al manifestarsi di cosiddetti “fuochi fatui”. Le tre tombe ritrovate contenevano al loro interno più di 3000 oggetti, tra cui lacche, ceramiche, bronzi, sete, e giade, i quali sono in grado di testimoniare degli eccellenti risultati raggiunti a livello artistico e culturale e di offrire uno spaccato della società cinese in epoca Han. L’immenso valore dei reperti svelati e soprattutto il ritrovamento di una salma completamente integra ha fatto sì che gli esperti paragonassero questa scoperta alla “tomba di Tutankhamon” in Egitto.
La salma della Marchesa di Dai è la prima e la più antica salma al mondo ritrovata ancora completamente integra, non completamente disidratata e con i tessuti non ancora del tutto rigidi.
Mawangdui era il luogo di sepoltura della famiglia del Marchese di Dai. Qui furono sepolti Li Cang, il primo marchese di Dai, sua moglie Xin Zhui e uno dei loro figli. Tra i reperti venuti alla luce spiccano le sete raffinatissime ed eleganti, come il tessuto di mussola variopinto stampato con motivo decorativo fitomorfo e quello in garza di seta stampato con un motivo decorativo a fiammelle, dimostrazione unica dei risultati raggiunti nella manifattura tessile, e ricordati perfino da Plinio il Vecchio, che li descrive come “tessuti di provenienza celeste”. Ma oltre a ricostruire uno spaccato di vita quotidiana, attraverso contenitori, specchi in bronzo, pettini in legno, pinzette in osso e altri materiali, i reperti rimandano l’eco di una realtà storica e filosofico-religiosa straordinaria. Lo Stendardo funerario in seta dipinta a forma di T ci restituisce infatti l’immagine cosmogonica che avevano a quel tempo i cinesi, descrivendoci la loro idea della vita dopo la morte e il desiderio di immortalità che li guidava. Diviso in tre zone, raffiguranti i piani di esistenza celeste, terrena e infera, presenta al centro la Marchesa di Dai appoggiata ad un bastone, in una raffigurazione pittorica dove realtà, fantasia e mitologia si armonizzano tra loro.
In realtà, il drappo funerario, universalmente conosciuto come Telo di Mawangdui, descrive con poche immagini e in maniera magistrale l’essenza più profonda della filosofia Taoista, capace di delineare i princìpi fondanti del Creato, ancor oggi attuali, proprio perché eterni e al di fuori della dimensione del tempo: il seminario verterà sull’analisi dei simboli e degli archetipi presenti sul telo funerario, con tutte le inevitabili connessioni e correlazioni con la nostra filosofia occidentale e anche con la moderna fisica quantistica.
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