Il tema della utilità o meno della ricerca del deqi è molto importante.
Penso che la questione sia fondamentale, e questo per tante ragioni, due delle quali sono che una sua inutilità renderebbe più facile la nostra pratica quotidiana ed eviterebbe ai nostri pazienti l’aspetto che più temono: la manipolazione dell’ago.
La domanda è: vale la pena, in termini di efficacia, ricercare sempre il deqi, a fronte del fastidio (e a volte vero dolore) che questo può provocare?
E’ in questo ambito che segnalo un lavoro certo non rivoluzionario, ma che, per semplicità e chiarezza (dell’esposizione, non certo dell’esecuzione perché è abbastanza sofisticato) mi sembra utile da conoscere:
Il Deqi provoca una risposta specifica nei punti di agopuntura e nel cervello
Una equipe cinese ha realizzato uno studio su trenta volontari adulti sani al fine di analizzare i cambiamenti intrinseci in seno all’organismo a seguito dell’agopuntura con deqi.
Sono stati utilizzati aghi monouso di 40 mm di lunghezza e 0,22 di spessore. L’ago è stato inserito verticalmente ad una profondità di due-tre cun nei punti 4GI e 36St del lato destro del soggetto. Ogni punto è stato utilizzato per due serie indipendenti di misurazioni diverse. L’ago è stato mantenuto in sede per due minuti prima della manipolazione. In seguito, è stato ruotato su se stesso di 180 gradi con una frequenza di un giro a secondo, modo che corrisponde al più comune metodo clinico corrente.
La sensibilità del soggetto alla manipolazione dell’ago è stata testata ed adattata alla sua tolleranza, avendo accortezza di provocare la sensazione di deqi ma non un dolore insopportabile. In caso di forte sensazione dolorosa, la posizione dell’ago è stata aggiustata, in modo da far sparire la sensazione sgradevole in pochi secondi.
I risultati delle misure ottenute tramite laser-Doppler di perfusione (LDPI) (microcircolazione), tramite ecografia ed elettromiografia (EMG), hanno mostrato un aumento del debito sanguigno, uno dislocamento del tessuto e una variazione dell’ampiezza mioelettrica nei punti di agopuntura dopo aver ottenuto il deqi.
Inoltre, nelle immagini della fRMI (Risonanza Magnetica funzionale) il trattamento di agopuntura con ricerca del deqi ha indotto un aumento/diminuzione del segnale in differenti regioni del cervello, malgrado l’assenza di cambiamenti significativi all’elettroencefalogramma (EEG).
Secondo questo studio le variazioni intrinseche osservate nei soggetti sani ci permettono di valutare quantitativamente la risposta specifica nei punti di agopuntura e nel cervello umano all’ottenimento del deqi. Questo conferma la validità di una modalità di trattamento largamente utilizzata nel mondo intero.
Questo il link della pubblicazione:
NB: il link all’articolo originale potrebbe non funzionare dopo che è trascorso un certo periodo di tempo in quanto PubMed potrebbe spostarlo o rimuoverlo.
Dr. Paolo Evangelista info@paoloevangelista.it